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Ecco i numeri della delinquenza in città

Dal 2004 a oggi, la percentuale di stranieri sul totale dei denunciati nel complesso è rimasta stabile, ma è cresciuta molto per due reati: gli scippi e le rapine agli uffici postali. Il fenomeno riguarda in particolare le grandi città del Centro-Nord e alimenta le preoccupazioni dei cittadini.

Esercito a Milano?

   Fa discutere la richiesta del sindaco di Milano, Giuseppe Sala, di un intervento dell’esercito nelle strade della città dopo la morte del trentasettenne Antonio Rafael Ramirez, di Santo Domingo, accoltellato nella zona di piazzale Loreto. Sono giustificate le preoccupazioni di Sala?

   Dal 1992, il tasso di omicidi è continuamente diminuito nel nostro paese e non è mai stato così basso. Tuttavia, negli anni della grande crisi, il numero dei borseggi e dei furti in appartamento è cresciuto.

   Ma l’andamento dei reati non è stato lo stesso in tutta Italia. Analizzando la frequenza di quattro reati nelle grandi città italiane negli ultimi dodici mesi (tabella 1) troviamo conferme e sorprese rispetto a quanto è avvenuto nell’ultimo trentennio. La conferma è che in quelle centro-settentrionali sono più frequenti i reati contro il patrimonio compiuti con l’inganno (ad esempio, borseggi e furti in appartamento), in quelle meridionali i delitti violenti (gli omicidi e le rapine). Le soprese sono che Milano, Torino e Bologna hanno tassi di rapine in pubblica via più alte di tutte le altre (con l’eccezione di Napoli) e che Milano ha un tasso di omicidi di poco inferiore a Palermo e superiore a quello di Genova, Bologna, Firenze, Torino e Roma.

 

Tabella 1 – Tasso per 100 mila abitanti di quattro reati commessi nelle grandi città italiane nel 2015

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Fonte: elaborazioni su dati Ministero dell’Interno

   La richiesta del sindaco di Milano evoca però anche la delicata questione degli immigrati. Il timore che gli stranieri presenti nel nostro paese compiano un numero sproporzionato di alcuni reati rispetto al loro peso demografico è presente da tempo nella popolazione italiana ed è probabilmente cresciuto dal 2014 a oggi con l’arrivo di decine di migliaia di profughi. Da cosa nasce questo timore? Dalla difficoltà di capire e accettare gli altri, i diversi, come alcuni dicono o dall’alto numero di reati (di alcuni tipi di reati) commessi dagli stranieri? Ho sottolineato l’espressione “alcuni tipi”, perché è indubbio che altri reati – quelli detti dei colletti bianchi e dei potenti (corruzione e concussione, appropriazione indebita, insider trading, aggiotaggio) – continuano a essere commessi quasi esclusivamente dagli italiani.

Quali reati commettono gli stranieri

   Per capire se, e in che misura, vi siano stati cambiamenti da questo punto di vista non possiamo basarci sulla presenza degli stranieri negli istituti di pena. In primo luogo perché si entra e si resta in carcere per ragioni del tutto diverse: per custodia cautelare, in attesa di giudizio e in esecuzione di pena, dopo la condanna definitiva. Ma, a parità di reato commesso, la custodia cautelare è imposta più spesso agli stranieri. In secondo luogo, a parità di pena, gli stranieri godono meno degli italiani delle misure alternative e di pene sostitutive della detenzione. I dati migliori che abbiamo sono quelli sulle denunce.
Analizzando l’andamento di dodici reati commessi in Italia dal 2004 a oggi (tabella 2), vediamo che la percentuale di stranieri sul totale dei denunciati talvolta ha subito delle oscillazioni (per i furti in appartamento), talvolta è lievemente aumentata (per gli omicidi) e solo per due – gli scippi e le rapine contro gli uffici postali – ha conosciuto una crescita considerevole. Nel complesso si può comunque dire che la quota di stranieri che ha compiuto questi reati è rimasta stabile in tutto il periodo e sicuramente non ha risentito del forte flusso di profughi.

Tabella 2 – Percentuale di stranieri sul totale dei denunciati, dal 2004 al 2015, per dodici reati

Fonte: elaborazioni su dati del Ministero dell'Interno

Fonte: elaborazioni su dati del Ministero dell’Interno

   Ma oltre a questa buona notizia, i dati della tabella 2 ne presentano anche una cattiva, che riguarda la frequenza del coinvolgimento degli stranieri in questi delitti. Pochissimi (il 5 o 6 per cento) sono stati e sono tuttora gli immigrati denunciati per una rapina di banca, cioè per il reato più remunerativo. Un po’ di più, ma comunque sempre molto pochi, quelli accusati di aver commesso una rapina contro gli uffici postali. Il che equivale a dire che gli stranieri restano estranei non solo ai reati dei colletti bianchi, ma anche a quelli violenti, predatori, che rendono maggiormente.

   Ma per tutti gli altri delitti la quota degli stranieri sui denunciati è alta, talvolta molto alta. Supera il 25 per cento per gli omicidi consumati, il 30 per cento per quelli tentati e per le lesioni dolose, il 40 per cento per le rapine in pubblica via e quelle contro gli esercizi commerciali, il 50 per cento per le rapine in abitazione, i furti in appartamento e contro gli esercizi commerciali, addirittura il 60 per cento per i borseggi. Come non bastasse, queste percentuali presentano valori ancora maggiori nelle regioni centro-settentrionali. Nelle grandi città, la quota degli stranieri denunciati per un borseggio raggiunge il 74 per cento a Bologna, il 79 per cento a Firenze, il 90 per cento a Milano, il 92 per cento a Roma. Questi, e gli altri dati della tabella 3, ci fanno capire perché, in certi comuni italiani, la quota non può aumentare ancora molto e perché la preoccupazione di molti cittadini sia fondata. È un grande problema irrisolto, che la destra agita da tempo strumentalmente e che la sinistra ignora.

Tabella 3 – Percentuale di stranieri denunciati nel 2015 nelle grandi città italiani per quattro reati

*non significativo Fonte: elaborazioni su dati Ministero dell'Interno

*non significativo
Fonte: elaborazioni su dati Ministero dell’Interno

 

Marzio Barbagli -- LaVoce.info

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